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Guerra del Golfo

La Guerra del Golfo è il conflitto che oppose tra il 1990 e il 1991 l'Iraq ad una coalizione che si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso dall'Iraq. Questa coalizione si formò sotto gli auspici dell'ONU e fu guidata dagli Stati Uniti, che fornirono il nerbo delle sue capacità militari.

La guerra ebbe inizio il 2 agosto 1990, quando l'esercito del presidente ed uomo forte iracheno Saddām Husayn entrò in Kuwait, superando facilmente la resistenza del piccolo esercito dell'emirato. Il 28 agosto l'Iraq dichiarò che il Kuwait era tornato ad essere la diciannovesima provincia irachena.

Tuttavia il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la Lega Araba avevano immediatamente condannato l'invasione e chiesto il ritiro delle truppe irachene, imponendo tra l'altro sanzioni economiche.

Poiché l'Iraq rifiutava di ritirarsi, subordinando tale azione al ritiro di Israele dai territori palestinesi occupati, la risoluzione n. 678 del 29 novembre 1990 del Consiglio di Sicurezza dettò un ultimatum in cui si minacciava l'uso della forza nel caso l'occupazione del Kuwait fosse proseguita oltre il 15 gennaio 1991.

In questa fase numerosi paesi arabi (tra cui l'Arabia Saudita, destando molte polemiche) accettarono lo schieramento nel loro territorio di forze militari occidentali (Operazione Desert Shield), sia come deterrente contro eventuali ulteriori attacchi iracheni, sia per operare una pressione sui negoziati.

Quando fu chiaro che l'ultimatum non aveva avuto esito, il 17 gennaio 1991 cominciarono i bombardamenti del Kuwait e dell'Iraq da parte delle forze alleate, guidate dagli Stati Uniti. Questa era la prima parte della cosiddetta operazione Tempesta nel deserto (Desert Storm) e durò fino al 24 febbraio, giorno in cui la coalizione lanciò un'offensiva via terra che riconquistò tutto il Kuwait, costringendo l'Iraq ad un cessate il fuoco il 28 febbraio, che fu ufficialmente ratificato il 3 marzo 1991; tuttavia non fu mai firmato un vero e proprio trattato di pace, cosicché la guerra ebbe un lungo strascico che, oltre dieci anni dopo, portò all'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti e di molti dei loro alleati.

Le perdite della coalizione furono molto limitate e decisamente inferiori alle aspettative: 378 morti, di cui oltre 300 erano americani; circa la metà di queste perdite fu dovuta ad incidenti non legati al fuoco nemico. Quelle irachene invece sono più difficili da stimare: le valutazioni variano da circa 20.000 ad oltre 100.000 morti, fra cui diverse migliaia di civili.

Il presidente americano Bush si attenne al mandato dell'ONU, evitando di penetrare in profondità in territorio iracheno e di rovesciare il regime di Saddām; questo anche per timore che un vuoto di potere portasse ad una situazione ancora peggiore (come una guerra civile in Iraq, o un allineamento fra Iran ed Iraq). Bush optò invece per una politica di contenimento:

Il primo presidente Bush

Il primo presidente Bush

  • Costrinse l'Iraq a rinunciare alle armi di distruzione di massa (Weapons of Mass Destruction o WMD: armi chimiche, biologiche e nucleari) ed ai missili a medio-lungo raggio. Nel 1991 gli ispettori dell'ONU incaricati di verificare l'effettivo disarmo iracheno scoprirono diversi programmi "proibiti" (uno dei quali avrebbe potuto portare a una bomba nucleare in pochi anni), che furono largamente smantellati. Tuttavia il timore che potessero essere ripresi fece proseguire le ispezioni fino al dicembre 1998, quando Saddām espulse gli ispettori con l'accusa di essere spie americane.
  • I paesi della regione acconsentirono ad ospitare basi americane, che servirono alle aviazioni di USA ed UK per imporre all'Iraq due no fly zones (regioni entro le quali l'ONU aveva vietato i voli militari iracheni), una nel nord ed una nel sud del Paese. Quella settentrionale favorì la formazione di un'entità curda quasi indipendente da Baghdad; quella meridionale non impedì la repressione della ribellione degli sciiti del sud. Fra il 1991 ed il 2003 le no fly zones portarono a numerose scaramucce (come i bombardamenti di postazioni contraeree irachene).
  • Evitò di abolire le sanzioni economiche imposte nell'agosto 1990, per rendere impopolare il regime e per ostacolarne il riarmo. Più tardi le nefaste conseguenze delle sanzioni sulla popolazione irachena spinsero a un loro leggero allentamento attraverso l'introduzione del programma Oil for Food, che permetteva all'Iraq di vendere petrolio in cambio di generi di prima necessità.

Questa politica fu proseguita senza grandi cambiamenti dall'amministrazione Clinton (1993-2000).

Tuttavia con l'ascesa alla presidenza americana del secondo presidente  Bush(2001), e specialmente dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, gli Stati Uniti si dimostrarono sempre più insofferenti di questa situazione, tanto che nel 2003 raccolsero una seconda coalizione, rovesciando il regime di Saddām Husayin (vedi Guerra in Iraq).